Dom. Lug 28th, 2024

Nella richiesta di deferimento per i vertici della Juventus, avanzata dal procuratore della Figc, il decalogo del “sistema” messo in piedi a Torino. Le contestazioni riguardano le ultime cinque stagioni.

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Un’organizzazione «di tipo stabile e duraturo» in grado di creare un sistema alternativo a quello statale di gestione dell’ordine pubblico negli stadi e di vendita dei biglietti fuori: è questo secondo il procuratore generale della Figc, l’ex prefetto Giuseppe Pecoraro, il risultato del rapporto – tanto stabile quanto illegittimo – tra i massimi vertici della Juventus, incluso il presidente Andrea Agnelli, e gli ultras, anche legati alla ‘ndrangheta.

I DEFERITI È questo il cuore della richiesta di deferimento che Pecoraro ha presentato al Tribunale federale per il presidente della Juventus Andrea Agnelli, ai dirigenti (ex e attuali) bianconeri Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla e la società Juventus Fc spa, nel chiederne il deferimento. Una specie di rinvio a giudizio nel mondo della giustizia sportiva.

LO SFOGO DI AGNELLI A dare notizia dell’iniziativa della Figc era stato lo stesso Agnelli nel corso di una conferenza stampa convocata allo scopo, durante la quale ha tuonato: «Tutto ciò è inaccettabile, frutto di una lettura parziale e preconcetta e non rispondente a logiche di giustizia. Mi difenderò, difenderò i nostri collaboratori e soprattutto difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato o sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della giustizia sportiva».

LE ACCUSE Ma il dossier di una ventina di pagine che Pecoraro ha inviato al Tribunale federale è preciso e dettagliato. Al presidente e ai dirigenti bianconeri vengono mosse cinque precise accuse, su cui i giudici sportivi si dovranno pronunciare.

LE CONTESTAZIONI AL PRESIDENTE Ad Agnelli si contestano la violazione dei principi di lealtà, correttezza che per il codice sportivo devono reggere ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva «nel periodo che va dalla stagione sportiva 2011-2012 quantomeno tutta la stagione sportiva 2015-2016», ma anche di aver ignorato «dall’ottobre 2011 al settembre 2015» le norme che vietano alle società di agevolare gli ultras e di avere rapporti con esponenti e/o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate e che obbligano i patron delle squadre a rispondere degli striscioni che le tifoserie espongono, dei cori che lanciano e del vietatissimo materiale pirotecnico eventualmente usato.

NIENTE GUAI ALLO STADIO Prescrizioni – sostiene il procuratore Pecoraro – che Agnelli avrebbe ignorato «con il dichiarato intento di mantenere l’ordine pubblico nei settori dello stadio occupato dai tifosi “ultras” al fine di evitare alla società da lui presieduta pesanti e ricorrenti ammende e/o sanzioni di natura sportiva».

I RAPPORTI CON GLI ULTRAS Primo, si legge negli atti – «non impediva a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus Fc spa di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti “gruppi ultras”, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata, autorizzando la fornitura agli stessi di dotazioni di biglietti e abbonamenti in numero superiore al consentito, anche a credito e senza previa presentazione dei documenti di identità».

ALLA FACCIA DEI DASPO Secondo, in questo modo – ricorda il procuratore federale – ha violato disposizioni di norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per assistere a manifestazioni sportive «favorendo, consapevolmente, il fenomeno del bagarinaggio».

INCONTRI E MATERIALI PERICOLOSI Terzo, «Agnelli ha partecipato personalmente «in alcune occasioni a incontri con esponenti della malavita organizzata e della tifoseria ultras» e – quarto – ha assecondato «in occasione della gara Juventus -Torino del 23.02.2014 l’introduzione all’interno dell’impianto sportivo di materiale pirotecnico vietato e di striscioni rappresentanti contenuti non consentiti al fine di compiacere e acquisire la benevolenza dei tifosi ultras», sia «ad opera dell’addetto alla sicurezza della società D’Angelo», sia «personalmente».

GUAI PER DIRIGENTI E SOCIETA’ Tutte accuse di cui rispondono – ed è la quinta contestazione del presidente Pecoraro – anche i dirigenti Stefano Merulla, all’epoca di fatti dipendente responsabile del ticket office bianconero, Alessandro Nicola D’Angelo, security manager della Juventus e l’ex direttore commerciale Francesco Calvo, ma anche la società nel suo complesso.

GRAVITA’ SPORTIVA E SOCIALE Per Pecoraro, le condotte contestate ad Agnelli, ai suoi attuali ed ex dirigenti e alla Juventus in generale «presentano profili di particolare gravità e allarme in ambito non solo sportivo ma anche sociale». E questo per un motivo molto semplice «il coinvolgimento a livello apicale della società nelle condotte Illecite oggetto di interesse fino al vertice massimo rappresentato dal Presidente, circostanza che si caratterizza per un particolare disvalore anche in ragione dell’affidamento insorto all’esterno – nei soggetti appartenenti alle categorie degli ultras dediti ad affari illeciti, quale l’attività di bagarinaggio – di potersi confrontare e avere diretto accesso alla carica massima della società juventina, o indiretto, attraverso il costante e strutturato contatto con i collaboratori più stretti dello stesso presidente».

IL SISTEMA Violazioni del regolamento non episodiche – si legge negli atti – ma continuate per lungo tempo, «fatto che denota, quindi, la creazione di una organizzazione di tipo stabile e duraturo». Il risultato – spiega allarmato Pecoraro – è stato la creazione di «un vero e proprio sistema alternativo rispetto a quello rappresentato dagli organi statali istituzionalmente deputati alla gestione e al mantenimento dell’ordine pubblico in occasione di eventi sportivi e che ha indebitamente alimentato il business della malavita organizzata».

SPORT PER POCHI Tutte circostanze che hanno causato «la frustrazione di una delle maggiori caratterizzazioni dello sport del calcio, quale quella di essere facilmente fruibile e accessibile a tutti gli appassionati, anche da un punto di vista economico, nel caso di specie evidentemente vanificata dal filtro, tanto necessario quanto inopportuno, rappresentato dalla gestione, da parte degli ultras e di malavitosi, di un notevole quantitativo di biglietti che veniva poi immesso sul mercato a cifre sconsiderate e sicuramente non alla portata di tutti».

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