Sab. Lug 27th, 2024

I dettagli dell’omicidio avvenuto nella notte in pieno centro. Vittima il 54enne Stefano D’Arca. Era ubriaco ed era andato in escandescenze all’interno del locale. A sparare sarebbe stato il suocero del titolare, che avrebbe strappato la pistola di mano al 29enne

Continua dopo la pubblicità...


CAMPAGNA-ANTINCENDIO-2024_6x3mt-4_page-0001
futura
JonicaClima
amacalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

La telefonata al centralino della Questura è arrivata poco dopo la mezzanotte. Quando i poliziotti delle volanti sono giunti in viale Regina Margherita, a ridosso di piazza Pitagora, davanti allo storico bar Moka, hanno trovato un uomo di 54 anni, Stefano D’Arca, riverso per terra. L’uomo era ancora vigile, ma quando i poliziotti hanno aperto il giubbotto che indossava hanno visto che aveva sul petto diverse macchie di sangue. Da lì a qualche minuto sono arrivati i sanitari del 118 che hanno prelevato il 54enne che è poi deceduto quando è arrivato in ospedale. A questo punto sul posto sono arrivati anche gli investigatori della Squadra mobile e, dopo poche ore di indagini, sono scattate le manette per due persone: Francesco Pezziniti, 77 anni titolare dell’hotel Concordia, e il nipote Giuseppe Cortese, 29enne figlio del titolare del bar Moka.
Come ha spiegato in conferenza stampa il dirigente della Mobile, Nicola Lerario, i fatti sono stati ricostruiti grazie ai filmati delle telecamere delle attività commerciali che operano sotto i “portici” tra via Regina Margherita, piazza Pitagora e piazza Messinetti. I particolari più importanti sono stati estrapolati dalle immagini registrate dalle telecamere del bar Moka. Tutto è iniziato all’interno del bar, dove la vittima ha scaraventato per terra dei prodotti esposti sul bancone e vicino alla cassa. L’uomo avrebbe preteso la fornitura di bottiglie di birra senza volerle pagare. Ci sarebbe stato uno scontro verbale ma la cosa sembrava destinata a concludersi lì. Non è stato così. Le immagini delle telecamere hanno consentito di ricostruire i movimenti di Cortese. Lasciato il bar il 29enne si è diretto all’hotel Concordia e poco dopo è sceso con in mano una pistola. Una volta arrivato al bar, D’Arca lo ha sollecitato a sparagli. Diverse provocazioni che non avrebbero ottenuto risultato. È a questo punto che è entrato in gioco Pezziniti, che ha strappato di mano la pistola al nipote, una beretta 7,65, ed ha esploso sette colpi, cinque dei quali hanno colpito al petto la vittima. Non ci sono immagini del momento dell’esplosione dei colpi, ma la ricostruzione dei movimenti confermerebbero le dichiarazioni dei due fermati. Sempre le telecamere hanno ripreso i movimenti di Cortese dopo l’esplosione dei colpi: il 29enne ha ripreso la pistola ed è tornato all’hotel Concordia, dove gli investigatori hanno poi trovato l’arma. Si tratta di una pistola clandestina con matricola abrasa. Nell’hotel è stata trovata un’altra pistola, anche questa con matricola abrasa. A chiamare il centralino della Questura alle 0,35 è stato lo stesso Pezziniti. Gli investigatori, nel ricostruire i fatti, hanno scoperto che nel bar al momento del primo litigio c’erano anche due avventori, uno dei quali è stato rintracciato. D’Arca, noto alle forze dell’ordine per fatti legati alla droga, al momento dei fatti era in stato di alterazione alcolica. Il questore Massimo Gambino durante la conferenza stampa ha espresso amarezza perché, ha detto, se qualcuno avesse chiamato prima la Polizia si sarebbe potuto evitare il peggio.

Print Friendly, PDF & Email